Ale vs Carmen
- Ale Marino
- 6 lug 2015
- Tempo di lettura: 4 min

Conosco Carmen dalla fine del 1995 e credo proprio che la sua prima intervista la rilasciò a me.
Quando vivevo in Sicilia l’ho seguita per tantissimi anni durante le sue tournèe ed ho avuto anche il piacere diverse volte di seguirla in studio durante la realizzazione dei suoi primi albums. Carmen mi concesse anche l’onore di partecipare al suo primo showcase pubblico, il 10 marzo del 1996. Si tenne in un microscopico teatro di Catania. Si chiamava “Teatro Club” ed era adiacente ad una chiesetta in pieno centro storico. In pratica fungeva da palco per le esibizioni del coro parrocchiale ma ebbe il privilegio di battezzare la carriera della “Cantantessa”. Ricordo che eravamo non più di una trentina di persone, tra familiari, amici e dipendenti della Cyclope Records, tra cui anche Francesco Virlinzi, il suo scopritore e primo produttore che sarebbe deceduto dopo un paio d’anni. Carmen si esibì mascherando a stento un’espressione tra il sorpreso ed il timido per la presenza in sala delle persone a lei più care. Indossava un paio di jeans ed una maglietta blu elettrico. Imbracciava una chitarra che sembrava molto più grande di lei. L’accompagnò sul palco un contrabbasso suonato da Tiziana Cavaleri. Fu l’inizio per lei di un percorso che la porterà ad essere la donna simbolo del cantautorato italiano al femminile. La conobbi subito dopo “Sanremo Giovani” del 1995 dove riuscì ad ottenere il pass per l’edizione del Festival di Sanremo del 1995. Forse non tutti sanno che la giuria di quel “Sanremo Giovani” non avrebbe voluto farla vincere. La fortuna volle che il presidente fosse uno dei più grandi cantautori italiani di sempre che impose a tutti il suo insindacabile giudizio e le consegno la possibilità di andare al Festival. Ci vide davvero lungo Roberto Vecchioni. Carmen partecipò a Sanremo con la consapevolezza che sarebbe stata eliminata subito e che non avrebbe avuto possibilità di vittoria. Fu per questo motivo che si decise di proporre il brano rock “Amore di plastica” e non una canzone più consona alla tradizione dell’Ariston. Subito dopo uscì il suo primo album “Due parole” che però non fu la sua prima incisione discografica. Verso la fine del mese di dicembre del 1995 Francesco Virlinzi volle rendere omaggio a Franco Battiato, producendo un cover album dal titolo “Battiato non Battiato”. Scelse solo artisti emergenti o poco conosciuti. Vi presero parte Mario Venuti, il Nada Trio, che era composto da Nadia Malanima e dalla parte ritmica della Piccola Orchestra Avion Travel. C’erano tra gli altri dei giovanissimi Bluvertigo, i La Crus ed il grande Pippo “Kaballà” Rinaldi al tempo famoso per aver scritto il testo in siciliano del celeberrimo “Tema del Padrino” per la terza parte del colossal di Francis Ford Coppola. Oggi Pippo Rinaldi è senza dubbio il più affermato autore italiano. Ha scritto e pure tanto, per Carmen, Ramazzotti, Nina Zilli, Patrizia Laquidara, Ron, Noemi, Anna Oxa e molti dei più affermati cantanti italiani del momento. Da qualche mese Kaballà ha firmato un contratto d’esclusiva per la “Sugar” di Caterina Caselli.
In quel disco Carmen incise una meravigliosa e grintosa versione de “l’animale”. Forse vi sto tediando un po’ troppo ma quando ricordo tutti i momenti trascorsi accanto a Carmen mi trasformo. Fin dal nostro primo incontro, dove le regalai una “cassettina da 120” dove selezionai il meglio dei 10.000 Maniacs, a proposito, Pippo Rinaldi ebbe una relazione sentimentale con Natalie Merchant la vocalist storica dei maniacs.
Carmen l’ho sempre incitata. Ero sicuro che sarebbe diventata la più grande. Mai avuto dubbi. Le dicevo “Futtitinni (fregatene) se Rtl non vuole trasmettere i tuoi brani, tra un paio d’anni ti verranno a cercare tutti. Rimasi sempre un passo dietro di lei. A volte anche un passo avanti per nasconderla con la mia abbondante stazza dalla folla al’uscita di qualche teatro.
Fui felice e sorrisi di soddisfazione quando una domenica verso la mezzanotte Carmen mi telefonò per dirmi che avevo ancora una volta avuto ragione. Aveva cantato per la prima volta in uno stadio, più precisamente
verso la “Curva Fiesole” del Franchi di Firenze. Mi disse, “Ale, erano li tutti per me. Solo per me”. Siamo sempre stati in contatto. Spesso andavo a casa sua a prendere in macchina i suoi genitori ed andare in giro per l’Italia a seguire per concerti la figlia cantante. Carmen realizzò il primo sogno della ma vita. Ero un giornalista musicale discretamente quotato ai tempi e m’impegnavo molto nella ricerca di nuovi voci femminili sia italiane che straniere. Gli artisti più o meno affermati che intervistavo amavano molto le mie domande. Ho sempre cercato di prepararmi sulle persone che andavo ad intervistare. Non ho mai amato le domande banali e scontate. Bene, dopo aver incontrato Carmen decisi di non occuparmi più di musica. Avevo realizzato il mio sogno. Non sarei più stato obiettivo nel recensire un album. Per me esisteva solamente lei. Badate bene che allora Carmen era solamente una giovane cantante ma io decisi di seguirla. Ho forse un solo rimpianto nel mio passato. Una mattina la raggiunsi a Palermo dopo che la sera prima aveva presenziato ad una partita di calcio benefica e l’accompagnai con la macchina alla stazione degli autobus che l’avrebbero portata a Catania. Ricordo che lei era sempre curiosa, voleva scoprire e conoscere. Iniziò a toccare tutti i 10 tasti della mia autoradio per ascoltare che musica ci fosse. Bene, era il 1997 e lei rimase sorpresa nel notare che il mio caricatore da 10 cd, più l’undicesimo in plancia, avevano inciso solo sue esibizioni dal vivo. Ricordo che esclamò in siciliano “Fici solu 2 dischi e tu ‘na 11” (ho inciso solo 2 dischi e tu ne hai 11). Ricordo che poco prima d’arrivare in stazione mi chiese “Perché non ti trasferisci a Catania”? Io abitavo a circa 400 km da lei. Purtroppo fui costretto a rispondere che non avrei potuto farlo, avevo degli impegni che non potevo abbandonare. Ah, se me l’avesse richiesto 6 mesi dopo.
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